Manga 漫画
« Il manga non è un'arte, è un prodotto. »
ICHIGUCHI Keiko, scenaggiatrice e illustratrice di manga
Arte o prodotto? E se Gustave Flaubert si ritrovasse sulla vostra t-shirt come Sangoku, l'eroe di Dragon Ball, è stampato sui vostri boxer? Il manga è un mix culturale? Un'arma del "soft power"? Questo "disegno derisorio" (etimologia del termine), si declina in generi ed intrighi diversi. Il manga entusiasma o sconvolge, fa ridere o piangere, interroga e denuncia.
Ad Akihabara, il quartiere elettronico-manga di Tokyo, giovani e meno giovani si recano nei viali e nei vicoli dove si trovano boutiques piene di statuette e di libri d'occasione. Naruto, Luffy, Ichigo, Natsu e altri personaggi fittizi alle allures di icone di tutta una generazione occupano la ribalta, escono dalle vetrine di Akihabara per troneggiare in alto di un building su uno schermo gigante, a Kyoto al Museo internazionale del manga, in qualsiasi biblioteca europea... A prima vista, il manga è ovunque. Dai goodies ad un rotolo di carta igienica, dal DVD al preservativo con le iniziali, dai giochi video ai peluches e ai travestimenti, il manga-disegno si è trasformato in manga-modello, in marca ed in icona dai tratti così caratteristici, dai clichés così facili.
Nel 1984, il Weekly Shonen Jump, rivista di riferimento da un centinaio di pagine, economica, che presenta ogni settimana il seguito di un manga suddiviso in capitoli, pubblica le prime pagine di Dragon Ball. Molto velocemente, questo shonen - manga per ragazzi, da distinguersi dallo shojo per ragazze e dal seinen per gli adulti - fa aumentare le vendite del settimanale e si diffonde nel mondo, sotto forma di album stavolta, il tankôbon. Nel 1995, quando la pubblicazione di Dragon ball giunge al termine, i fumetti giapponesi di piccolo formato hanno inondato il mercato occidentale, come Astroboy, del famosissimo TEZUKA Osamu (1928-1989), il "dio del manga" che ha il suo museo a Takarazuka, non lontano da Osaka, che ha marcato il Giappone. Due pesi, due misure e decine di eroi che succedono al piccolo robot degli anni cinquanta, a Sangoku degli anni ottanta, decine di intrighi che tentano di proseguire sulla scia di questo modello, decine di pubblicazioni che fanno credere che il manga si riduca ad un genere quando invece è più che mai diversificato.
Da Nara a Akihabara
Come il comic americano o il fumetto franco-belga, il manga ha le sue origini, antiche e meno antiche. Il suo più lontano antenato, l'emaki, è nato nell'VIII secolo a Nara, dove dei "rotoli illustrati" narrano dei racconti di guerra o d'amore, degli eventi religiosi e quotidiani. Nel XIX secolo, il pittore HOKUSAI Katshushika (1760-1849) pubblica durante molti anni Hokusai manga, il suo carnet di "disegni senza scopo" che narrano fatti anodini attraverso centinaia di schizzi, senza legami l'uno con l'atro: il termine è nato, la storia e l'intrigo dovranno aspettare.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale e nei sette anni che seguirono, marcati dall'occupazione americana, il manga si avvicina alla forma, alle forme, che noi conosciamo oggi, le innovazioni grafiche e del marketing lo popolarizzeranno diversificandolo. Tra visioni apocalittiche, società in pericolo e traumi dovuti alla bomba atomica, ad esempio il controverso Gen di Hiroshima, l'arte manga prodiga una narrativa marcata dalla storia del paese nel quale essa sboccia.
« Uno studio sul manga che pretenda di essere esaustivo non arriverebbe mai ad una fine»
Jean-Marie Bouissou, Manga, Histoire et univers de la bande dessinée japonaise.
Manga storico, di fantascienza, post-apocalittico o umoristico... le forme originali si sono evolute in generi, in membri di una famiglia oggi composta da "manga di società", da "manga di lotte", da manga per la terza età, pornografici, d'autore... Difficilmente definibile, il manga ha tanti stili quanti sono i suoi disegnatori: in una determinata opera, si gusta la finezza dei tratti e della grafica; in un'altra, è la complessità dell'intrigo che appassiona, l'attaccamento ai personaggi che dona quella voglia così particolare di scoprirlo e riscoprirlo.
Il percorso
In piedi nell'angolo di un konbini - supermercato giapponese aperto 24h/24 - in una metropolitana sul cellulare o a casa un tankôbon tra le mani, il lettore di manga legge veramente? Un manga si prende poi se ne dà una scorsa, si lascia scoprire e si copre di mistero per meglio lasciare il gusto del non finito ed incitare a ricominciare il viaggio, il capitolo dopo. Didattico, il manga abborda una tematica contemporanea - un adolescente vessillo della giustizia che uccide tutti i criminali in Death Note? Si interessa a se stesso, come ad esempio il "manga sul manga" in Bakuman; intrattiene delle generazioni di bambini che parlano degli stessi combattimenti durante la ricreazione. Il leggendario Luffy, eroe del non meno epico One Piece, non appassiona dal 1997 percorrendo un mondo immaginario al ritmo di un capitolo a settimana? Il manga può celebrare il tempo che passa e le passeggiate, come le opere di TANIGUCHI Jirô Quartiere lontano o Furari... Poco importa che i personaggi siano vestiti di clichés, che gli intrighi sprofondino nel semplicismo e che un capitolo deluda più di un altro, il manga in qualità di industria è a norma. Specchio del Giappone, si allontana dall'Arcipelago avvincinandosene. Questa nazione resta il secondo esportatore mondiale di beni culturali dopo gli Stati Uniti grazie a questi piccoli album in brossura.
Immagini : TEZUKA Osamu, Astroboy.
TORIYAMA Akira, Dragon Ball.
OTOMO Katsuhiro, Akira.
TAKAHASHI Rumiko, Maison Ikkoku.
TAKAMORI Asao e CHIBA Tetsuya, Ashita no Joe.
TAKEUCHI Naoko, Sailor Moon.
ADACHI Mitsuru, Season's album.